La riforma della disciplina della crisi di impresa contiene una importante novità anche per il settore delle aste immobiliari. E’ infatti prevista la creazione di una nuova figura professionale, quella dell’”esperto negoziatore” che si occuperà di trovare la maniera migliore di risanare il debito, compresa la vendita al migliore offerente di eventuali beni immobiliari in possesso dell’azienda in crisi. Insieme all’esperta Francesca Cardia, idealista/news ha fatto il punto su questa nuova figura, sulle sue funzioni e sui suoi compensi.
La nuova disciplina della crisi di impresa
“Già nel 2017 la raccomandazione n.3 del Consiglio Europeo invitava l’Italia ad adottare una revisione normativa in materia di insolvenza”, spiega Francesca Cardia, direttore della omonima Scuola di Formazione e proprietaria di Pronto Asta. “La nuova normativa sulla crisi di impresa è datata 2019 e va a sostituire quella preesistente, risalente al 1947; tuttavia la sua entrata in vigore è un po’ slittata anche causa covid, e ancora dall’Unione Europea si aspettano che entri in vigore in modo sostanziale, pena nuovi richiami e forse sanzioni economiche”.
Questa la premessa che ha portato all’approvazione del DL 118/2021 (convertito nella legge 147/2021) che disciplina in modo riveduto e corretto la crisi di impresa, e che entrerà in vigore a scaglioni, per diventare completamente operativa nel 2024. In questa nuova disciplina è appunto compresa la creazione della figura del negoziatore, o mediatore, che dovrà assicurarsi la migliore soluzione possibile per la ristrutturazione dei debiti aziendali.
Quali sono i requisiti per diventare esperto negoziatore della crisi di impresa?
Francesca Cardia: Il nuovo sistema di composizione negoziata della crisi d’impresa prevede dei requisiti per diventare negoziatore. Per diventare mediatori della crisi di impresa occorre essere iscritti in appositi elenchi presso le Camere di Commercio regionali. Per essere iscritti occorre avere due tipi di requisiti: professionali e di formazione.
Quali requisiti professionali deve avere il negoziatore della crisi di impresa?
FC: Il negoziatore della crisi di impresa deve essere da almeno cinque anni commercialista, avvocato o consulente del lavoro con competenza in crisi aziendali, dimostrando di aver svolto funzioni di amministrazione finanza e controllo per aziende sottoposte a ristrutturazioni.
Quali sono invece i requisiti formativi?
FC: La formazione prevista è di 55 ore di corso per i negoziatori della crisi di impresa. Si dovrà poi verificare se sarà una formazione sufficiente, al netto delle esperienze pregresse.
Come si diventa a tutti gli effetti mediatore della crisi di impresa?
FC: Una volta ottenuti i requisiti, gli esperti vengono inseriti in un elenco presso la camera di commercio, che comunque sceglie in accordo con il giudice le figure di riferimento per ogni data pratica di fallimento. La procedura di composizione della crisi si avvarrà poi anche di una piattaforma digitale che servirà da supporto per ogni passaggio.
Quale compenso percepisce un negoziatore della crisi di impresa?
FC: ll compenso di un negoziatore della crisi, al netto dei rimborsi spese e di ulteriori aumenti o diminuzioni a seconda di casi specifici, è prededucibile e può variare da un minimo di quattromila euro a un massimo di quattrocentomila euro. In particolare è determinato in percentuale sull’ammontare dell’attivo dell’impresa debitrice secondo scaglioni determinati come segue:
- fino a euro 100.000,00, il 5,00%;
- da euro 100.000,01 e fino a euro 500.000,00, l’1,25%;
- da euro 500.000,01 e fino a euro 1.000.000,00, lo 0,80%;
- da euro 1.000.000,01 e fino a euro 2.500.000,00, lo 0,43%;
- da euro 2.500.000,01 e fino a euro 50.000.000,00 lo 0,10%;
- da euro 50.000.000,01 e fino a euro 400.000.000,00, lo 0,025%;
- da euro 400.000.000,01 e fino a euro 1.300.000.000,00, lo 0,008%;
- sulle somme eccedenti euro 1.300.000.000,01, lo 0,002%.
Cosa fa, materialmente, il negoziatore della crisi di impresa?
FC: Il negoziatore deve assicurarsi di trovare la migliore soluzione possibile per la composizione della crisi, in altre parole di vendere i beni dell’azienda in crisi al migliore offerente. Parlando specificamente di immobili, la soluzione più probabile sarà l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, come avviene anche oggi. In tutte le ristrutturazioni infatti, se ci sono beni immobiliari, questi vengono messi in vendita solitamente in asta giudiziaria tramite procedura esecutiva. Se il mediatore deve trovare l’offerente migliore per il bene immobiliare, è naturale che utilizzi ancora l’asta perché in questo modo si ammette il maggior numero di partecipanti all’acquisto e si verifica l’effettiva esistenza di offerte interessanti. Con l’entrata in vigore della nuova normativa, quindi, ci aspettiamo un aumento di aste giudiziarie.
Il mediatore della crisi può collocare gli immobili anche al di fuori delle aste giudiziarie?
FC: Sarebbe l’ideale, perché se gli immobili sono venduti a mercato libero si ha maggior vantaggio per tutti, sia debitori che creditori: ma in questo caso il mediatore si dovrà deve assumere la responsabilità di trovare e accettare un’offerta dimostrando che sia migliore di qualsiasi altra. Ecco perché sostengo che l’asta sia sempre la maniera migliore di verificare ciò. Una soluzione potrebbe essere quella per cui il giudice ponga come base d’asta l’offerta individuata stragiudizialmente dal mediatore, verificando in tal modo se ci siano offerte superiori. In caso non ce ne siano, l’immobile verrà aggiudicato a chi ha fatto la sua offerta al di fuori della procedura. Una procedura che avviene peraltro anche oggi ad opera degli ausiliari del giudice; in fin dei conti i mediatori saranno assimilabili proprio a queste ultime figure.
In sintesi, quali sono le incognite della nuova normativa sulla crisi d’azienda?
FC: nei prossimi anni occorre vedere come verrà applicata la nuova normativa, se il tipo di formazione sarà sufficiente e quali saranno i risultati. Altra incognita sono i costi; i compensi degli esperti negoziatori sono infatti molto elevati e in ultima analisi sono a carico dell’azienda che è già in crisi. Anche la burocrazia necessaria sarà tutta da verificare, come anche l’effettiva possibilità di collocare gli immobili ad un prezzo vantaggioso per tutti. Insomma, solo il tempo potrà dire se la nuova normativa stia effettivamente funzionando.
Autore: Floriana Liuni
Articolo pubblicato su Idealista News il 16.02.2022